Elena Diaco Mayer
Elena Diaco Mayer è nata a Padova nel 1968 ed è cresciuta a Firenze. Si è laureata in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Brera e si è specializzata con Lode in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo, con indirizzo in Pittura, presso l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro. Ha studiato lingua araba, iconografia ortodossa, e calligrafia giapponese.
Ha studiato il metodo didattico di Bruno Munari “Giocare con l’Arte” e svolge da oltre 25 anni attività didattica coordinando atelier di pittura per bambini e laboratori creativi per adulti e soggetti svantaggiati. Nel 2009 ha partecipato alla Seconda Biennale d’Arte dei Giovani a Bologna, curata da Renato Barilli. Nel 2011 è invitata ad esporre alla 54° Biennale di Venezia, Padiglione Italia - Accademie, Venezia. Nel 2017 è finalista al Premio Comel Arte Contemporanea, concorso internazionale rivolto agli artisti che operano con l’alluminio, aggiudicandosi il Premio del Pubblico con l’opera Ritrovarsi in un riflesso.
Nel 2019, con la Personale "Mirrors of Emptiness" allo Spazio COMEL Arte Contemporanea di Latina, presenta i 32 "Specchi del Non-io" realizzati nei precedenti tre anni di ricerche sull'assenza del sé, la luce, e la riflettenza dei metalli.
Nel suo lavoro, realizzato su superfici metalliche riflettenti, attraverso il Vuoto e la riflessione della luce, cerca una sintesi di rappresentazione dell’irrappresentabile. Le sue icone, svuotate di ogni immagine, diventano presenza dell’Assenza, del Non-percepibile, vuoto come luogo dell’Ineffabile, della realtà Una, ed unica.
SEGÚN MINO IORIOLa vena artistica e creativa di Elena Diaco Mayer è tutta riposta nel riflesso che la materia opportunamente lavorata riproduce con tutte le sue interpretazioni. Se al centro di questo riflesso scabro imponiamo una cifra, una lettera o, molto di più, un simbolo specifico della cultura Zen dove “gli opposti si generano vicendevolmente l’uno dall’altro” come lo Yin e lo Yang, Maschile e Femminile - pittoscultura del 2010, qui esposta in mostra - questi diventano una chiave interpretativa imprescindibile sul terreno dell’imponderabile.