Lucio Afeltra

Vive e lavora a Salerno. Nel 1981 si Diploma presso il Liceo Artistico “A. Sabatini” di Salerno. Nel 1985 conclude gli studi artistici presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli - sezione Pittura. Nel 1990/91 frequenta il corso di aggiornamen-to per restauratori, organizzato dal Museo Archeologico Provinciale di Salerno. 

Nel 1994 si diploma in arte applicata grafica e fotografia all’Istituto Statale d’Arte “F. Menna” di Salerno. Dal 1997 col-labora con il Laboratorio di Restauro e Conserva-zione di Opere d’Arte di Marina Imparato, dove e curatore della rassegna multidisciplinare @lfa-beti Contemporanei. Con Decreto, n. 6 del 14.2.2013 del Presidente della Provincia di Salerno è nominato Consulente per l’arte visiva moderna e contemporanea. Nel 2019 riceve dall’Università Nuova Scuola Medica Salernitana “Popular University” il Premio Internazionale Scuola Medica Salernitana “Magister Insignis anno 2019”. 

Lucio Afeltra attraversa l’arte contemporanea spaziando tra pittura e istallazio-ni, analizzando l’evoluzione dell’arte concettuale. L’opera racconta il divenire di corpi estranei, mediante le Mani della Mente, in cui pittura, forma, gesto e pensiero diventano lucida lettura critica sul sentire del nostro tempo. Progettualità e utopia. Immaginando costruzioni e ambienti naturali in grado di ristabilire una nuova armonia con la natura. Una precisa pedagogia fatta da immagini essenziali, in cui la voluta semplicità è un punto di ritorno e non di partenza.

PARA MINO IORIO

 Lucio Afeltra interviene in mostra con una proposta di sapore intellettualizzante che si presenta con uno spartito diviso a metà di estrazione strutturalista (un dittico). Una prima parte profondamente espressionista riproduce una stratificazione verticale segnata nel passaggio dal giallo dell’ignoto al celeste geometrico della ritrovata logica. Una seconda parte molto decisa composta da un estratto tipografico unito ad un’impalcatura di quelle tipiche utilizzate per la conservazione negli scavi archeologici sulle quali si sovrappongono o si affiancano segni simbolici. La sua è una tendenza naturale all’installazione perché nel suo linguaggio convivono contaminazioni e sovrapposizioni derivanti dalla poliedrica espressività dell’arte contemporanea.