Marco Pili
Studia ad Oristano presso l’Istituto d’Arte, dove ottiene il Diploma nel 1977, allievo di Prof. Antonio Amore. Inizia a lavorare come pittore nel 1983 nel suo Studio di Via Enzo ferrari a Nurachi , abitazione via azuni 64 09070 nurachi (Oristano) (CELL.– 3280886383).
Inizia una sua prima ricerca con il figurativo abbandonandolo dopo alcuni anni, rivolge la sua attenzione verso un’arte più astratta informale con un’attenzione particolare alla propria cultura. Nell’85 inizia a sperimentare la materia come il pane “Carasau” o carta da musica, terre, sangue di bue e qualsiasi altra materia che gli capiti tra le mani. Il pane per anni diventerà la materia prediletta per le sue opere.
In anni di ricerca affina l’uso di quello che ora e il suo particolarissimo mezzo espressivo: Pane, pane Sardo, reso protagonista di quadri compositi. Tutti i materiali uniti dagli interventi discreti tempere, oli, matite, sono altrettante evocazioni della terra di Sardegna come sabbie, fango, corteccia di fico d’india, sangue di bue, orbace, l’antico tessuto dei pastori fatto di grossi filati di lana.
Il pane, però, ha un ruolo principe. Perché è per eccellenza, l’unione del frutto della terra e della mano dell’uomo che lo trasforma. La sua ricerca artistica tutt’oggi è concentrata sull’utilizzo della terra , trasformandola e manipolandola in modo eccellente. Nascono vari cicli, utilizzando vari tipi di terra naturale, abbinandoli a pochi elementi, Pili ottiene delle campiture e velature difficilissime da ottenere con le terre.
Partecipa a numerosi concorsi, Arte Mondadori Milano, Trevi flash art museum , Premio terna,annabee gallery Milano wannabee gallery Milano ecc. ottenendo numerosi riconoscimenti.
Attualmente è in corso una collaborazione con la galleria Orler ARTETIVU’di Marcon Venezia. Inoltre sue Opere fanno parte di Collezioni private in Italia, all’estero e di alcuni Musei e Fondazioni d’Arte.
PARA MINO IORIOAnche per Marco Pili (come per Francesco Cubeddu più sopra) la penisola del Sinis, nella Sardegna centro-occidentale, rappresenta le radici di un naturalismo di base che lo accompagna costantemente nel suo percorso di artista. Forse tra i due la differenza non è tanto nel messaggio che rimane di grande suggestione ma nell’approccio a questo grande patrimonio naturalistico del territorio. Alla visione aerea dei luoghi Pili preferisce affondare le braccia nel terreno carico di sensazioni materiche coinvolgendo tatto, olfatto, gusto, vista e udito. Per lui sono il pane Carasau, le terre, le argille, le sabbie, i legni, le cere, il sangue di bue, i tessuti e i resti di antiche pergamene ad interessarlo. Tutto ciò traspare prepotentemente nelle due opere presenti in mostra. Fasce larghe di bande cromatiche intense che attraversano le superfici dei riquadri scabri. Il linguaggio dominante è quello informale che genera un astrattismo attento alla cultura d’origine, al mondo rurale tipico della civiltà sarda, a un territorio selvatico e sconfinato, fiore all’occhiello del Bel Paese dai paesaggi e tratti straordinari, tuttavia da proteggere e valorizzare.